In occasione del congresso eucaristico che si celebra quest’anno nella nostra diocesi, ci sembra importante approfondire l’identità eucaristica della Casa, il suo essere una Messa continua, come don Mario Prandi l’ha definita.
Una porta d’accesso per comprendere la natura eucaristica della casa sono le tre mense, ovvero la mensa della Parola di Dio, mensa del Corpo e Sangue di Gesù, mensa dei Poveri, che possiamo declinare in mensa di Gesù povero e mensa di Gesù che si fa vicino ai poveri. Le tre mense come anche Benedetto XVI nella sua enciclica “ Deus Charitas est” ha detto, sono i pilastri della Chiesa, sono i modi in cui Gesù realmente continua ad essere presente in mezzo a noi, con cui possiamo incontrarlo, ma ancora di più attraverso i quali possiamo vivere nel suo corpo e Lui nel nostro.
La S. Messa è la liturgia per eccellenza che riunisce in sé questa presenza reale di Cristo, che ci parla, che si fa corpo e sangue nell’Eucaristia e si lascia mangiare da noi, che attraverso lo Spirito Santo rende tutti noi insieme il suo corpo, diventiamo talmente intimi a lui e gli uni con gli altri da essere un unico corpo. Se siamo uno dentro l’altro è naturale servirsi gli uni gli altri, non possiamo fare altrimenti, come diceva don Mario “è la carità che ci urge dentro”.
La Casa della Carità propone quindi questo stile di vita cristocentrico, dove continuamente siamo richiamati a vivere in Cristo e per Cristo, perché è solo attraverso il nostro entrare nella vita di Cristo, morto e risorto, che anche la nostra vita risorge. La partecipazione alla vita della Casa non vuol dire fare una buona azione, non vuol dire portare avanti un’attività caritativa delle nostre parrocchie, non vuol dire essere buoni cittadini che si preoccupano di chi è in difficoltà, non è nemmeno uno sforzo di bravura o di bontà: la Casa è un luogo che mostra come sacramentalmente Dio è in mezzo a noi e che ci dà l’opportunità di “mangiarlo”. A Cristo infatti non si arriva cercando di imitarlo; si può vivere ciò che lui ha vissuto, servire come lui ha servito solo entrando nel suo corpo. Non siamo noi che saliamo verso di Lui, ma è Lui che è venuto in mezzo a noi e con il suo corpo ci ha salvati dalla morte.
Per vivere questo anno dedicato all’Eucaristia possiamo quindi farci aiutare dalla nostra partecipazione alla vita della Casa della Carità, magari è proprio un modo per approfondire quale senso diamo al nostro servizio.
grazie!!troppo spesso sento parlare di servire i poveri nel servizio alla Casa senza approfondire quale sia il vero ”essere” della Casa.Don Mario ci ha mostrato la strada per seguire in modo privilegiato Gesu’ attraverso la nostra carne e le nostre poverta’ che Lui per primo ha accolto.